Archivio mensile:Ottobre 2019

27 Ottobre 2019 – XXX Domenica del T.O.

Vangelo

Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Lc 18, 9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

Ermes Ronchi, su Avvenire: Quando mettiamo «io» al posto di «Dio» >>>

Enzo Bianchi, monastero di Bose: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”  >>>

Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html ) >>>

Due uomini salirono al tempio per pregare

Se la prima caratteristica della preghiera è la fede, la seconda è l’umiltà. Senza fede la preghiera si spegne, senza umiltà degenera in presunzione. La preghiera orgogliosa, propria di chi si ritiene giusto, è un peccato. La preghiera umile, proprio del peccatore, ci rende giusti.

 

20 Ottobre 2019 – XXIX Domenica del T.O.

Vangelo

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

 

Ermes Ronchi, su Avvenire: Come è possibile «pregare sempre»? >>>

Enzo Bianchi, monastero di Bose:

Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html ) >>>

Bisogna pregare sempre, senza scoraggiarsi La preghiera è la nostra comunione con il Figlio e con il Padre, che ci mette in comunione con il creato come donoe con gli altri come fratelli: è la vita umana, pienamente realizzata. Per questo bisogna pregare sempre. Senza però scoraggiarsi se Dio sembra sordo ad ascoltare la nostra preghiera. Infatti non è importante ciò che ci dà: importante è che noi stiamo conlui e abbiamo fiducia in lui. Questo è il vero frutto della preghiera.

 

4 Ottobre 2016 – San Francesco d’Assisi

CAPITOLO XI SPIRITO DI PROFEZIA E PREDIZIONI Dl SAN FRANCESCO 363 26.

Il beato padre Francesco, ricolmo ogni giorno più della grazia dello Spirito Santo, si adoperava a formare con grande diligenza e amore i suoi nuovi figli, insegnando loro, con princìpi nuovi, a camminare rettamente e con passo fermo sulla via della santa povertà e della beata semplicità.

Un giorno, pieno di ammirazione per la misericordia del Signore in tutti i benefici a lui elargiti desiderava conoscere dal Signore che cosa sarebbe stato della sua vita e di quella dei suoi frati. A questo scopo si ritirò, come spesso faceva, in un luogo adatto per la preghiera. Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore il Dominatore di tutta la terra, ripensando con amarezza gli anni passati malamente e ripetendo: «O Dio, sii propizio a me peccatore!»(Lc 18,13). A poco a poco si sentì inondare nell’intimo del cuore di ineffabile letizia e immensa dolcezza. Cominciò come a uscire da sé: l’angoscia e le tenebre, che gli si erano addensate nell’animo per timore del peccato, scomparvero, ed ebbe la certezza di essere perdonato di tutte le sue colpe e di vivere nello stato di grazia. Poi, come rapito fuori di sé e trasportato in una grande luce, che dilatava lo spazio della sua mente poté contemplare liberamente il futuro. Quando quella luce e quella dolcezza dileguarono, egli aveva come uno spirito nuovo e pareva un altro.

 

Le Fonti Francescane Sezione seconda VITA PRIMA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI