Vangelo
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Lc 18, 9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Ermes Ronchi, su Avvenire: Quando mettiamo «io» al posto di «Dio» >>>
Enzo Bianchi, monastero di Bose: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” >>>
Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html ) >>>
Due uomini salirono al tempio per pregare
Se la prima caratteristica della preghiera è la fede, la seconda è l’umiltà. Senza fede la preghiera si spegne, senza umiltà degenera in presunzione. La preghiera orgogliosa, propria di chi si ritiene giusto, è un peccato. La preghiera umile, proprio del peccatore, ci rende giusti.