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14 Febbraio 2021 – VI Domenica del T.O.

Vangelo

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Omelia di don Mario Testa >>>


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio vuole guarire tutti. Non rifiuta mai nessuno >>>  

Entra in scena un lebbroso, un disperato che ha perso tutto: casa, lavoro, amici, abbracci, dignità e perfino Dio. Quell’uomo che si sta decomponendo da vivo, per la società è un peccatore, rifiutato da Dio e castigato con la lebbra. Viene e si avvicina a Gesù, e non deve, non può, la legge gli impone la segregazione assoluta. Ma Gesù non scappa, non si scansa, non lo manda via, sta in piedi davanti a lui e ascolta. Il lebbroso avrebbe dovuto gridare da lontano, a chi incontrava: “immondo, contagioso”; invece da vicino, a tu per tu, sussurra: se vuoi puoi rendermi puro!. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Un tu che ha a cuore la guarigione >>>

…Il brano evangelico di questa domenica presenta l’incontro di Gesù con un lebbroso. E per cogliere adeguatamente il senso di tale incontro occorre riflettere sulla condizione del lebbroso nella Bibbia. Anzitutto va ricordato che se per noi il termine “lebbra” designa la lebbra classica, il cui bacillo fu scoperto da Hansen nel 1871, per la Bibbia esso abbraccia un’ampia serie di affezioni cutanee e malattie della pelle: micosi, psoriasi, leucodermia, leucoplasia, dermatosi con calvizie, eczema, ecc. Si tratta di malattie che si evidenziano sulla pelle e divengono una sorta di marchio visibile, non solo della malattia stessa, ma anche della vergogna ad essa connessa.. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Voglio, sii mondato!

Voglio, sii mondato!Il lebbroso è escluso dalla casa, dalla comunità e dalla società: è un morto vivente. Per legge deve stare lontano da tutti. La lebbra è come il peccato: ci pone lontani dai fratelli, in solitudine di morte. Chi, come la suocera di Pietro, si mette a servire, è guarito dalla lebbra: passa dalla morte alla vita perché ama i fratelli. >>>

7 Febbraio 2021 – V Domenica del T.O.

Vangelo

Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,29-39

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Omelia di don Mario Testa >>>


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Un “oltre” cui affidare la nostra speranza >>>  

All’inizio della vita pubblica Gesù attraversa i luoghi dove più forte pulsa la vita: il lavoro (barche, reti, lago), la preghiera e le assemblee (la sinagoga), il luogo dei sentimenti e dell’affettività (la casa di Simone). Gesù, liberato un uomo dal suo spirito malato, esce dalla sinagoga e “subito”, come incalzato da qualcosa, entra in casa di Simone e Andrea, dove “subito” (bella di nuovo l’urgenza, la pressione degli affetti) gli parlano della suocera con la febbre. Ospite inatteso, in una casa dove la responsabile dei servizi è malata, e l’ambiente non è pronto, non è stato preparato al meglio, probabilmente è in disordine. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Insieme per imparare >>>

…Il brano evangelico di questa domenica si trova all’interno di quell’unità di tempo e di luogo chiamata “giornata di Cafarnao” (Mc 1,21-39) che rappresenta una “giornata tipo” del ministero di Gesù e che svolge una funzione programmatica e sintetica dell’intera attività di Gesù. Se l’azione qui si svolge a Cafarnao (Mc 1,21), in verità essa si estende a tutta la Galilea (Mc 1,39). Se a Cafarnao Gesù predica (Mc 1,21-28) e compie guarigioni cacciando demoni (Mc 1,29-34), questo è ciò che egli farà anche “altrove” (Mc 1,38): “(Gesù) andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni” (Mc 1,39). In particolare, l’evangelo odierno ci presenta l’incontro di Gesù con persone malate nel corpo e nella mente e la sua attività di cura e di guarigione.. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

La febbre la lasciò e serviva loro.

È il primo miracolo di Gesù, il più piccolo in apparenza, che dice il significato di tutti gli altri: la Parola, come ci libera dal male, ci rende liberi per il bene. La suocera di Pietro, guarita dalla febbre, è come Gesù, che è venuto per servire. Servire significa amare, non a parole, ma con i fatti. Nella casa di Pietro, che è la chiesa,quali sono le mie febbri che mi impediscono di servire? Perché, dove c’è amore e servizio, la sera e la notte, simbolo di morte, sono piene di vita?

 

2 Febbraio – Presentazione del Signore

Accogliamo la luce viva ed eterna

Dai « Discorsi » di san Sofronio, vescovo.

Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.

La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno. La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1,9) è venuta. Tutti dunque, fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.

Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.

31 Gennaio 2021 – IV Domenica del T.O.

Vangelo

Insegnava loro come uno che ha autorità.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Omelia di don Mario Testa >>>


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Sì, davvero il Signore è venuto “a rovinarci” >>>  

… Molte volte anche noi siamo come degli scribi con noi stessi, ci basta accostare il Vangelo con la ragione, ci pare anche di averlo capito, spesso ci piace, ma l’esistenza non cambia. La fede non è sapere delle cose, ma farle diventare sangue e vita.

Nella sinagoga di Cafarnao ha luogo poi il primo miracolo. Un indemoniato sta pregando nella comunità, è un habituè del sabato. Ne aveva ascoltate di prediche… Si può passare tutta una vita andando ogni sabato in sinagoga, ogni domenica in chiesa, pregare e ascoltare la Parola, eppure mantenere dentro uno spirito malato, un’anima lontana che non si lascia raggiungere. Si può vivere tutta una vita come cristiani della domenica senza farsi mai toccare dalla Parola di Dio (G. Piccolo), senza che entri davvero a fare nuova la vita. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Una guarigione a caro prezzo >>>

…In questo senso è interessante osservare la struttura letteraria della nostra pericope evangelica in quanto riveste un significato teologico e simbolico rilevante. In Mc 1,21-28 è visibile un processo di progressivo restringimento a cui segue una dilatazione altrettanto progressiva. All’interno dell’unità letteraria costituita da Mc 1,21-34, una giornata di sabato a Cafarnao, unità aperta da un esorcismo e chiusa da un sommario che sottolinea le cacciate di molti demoni a cui Gesù proibiva di parlare (Mc 1,34), viene descritto il movimento di restringimento che porta Gesù anzitutto a Cafarnao, quindi nella sinagoga (v. 21), poi al gruppo di uomini colà presenti (v. 22) e tra di loro a un uomo preciso e finalmente allo spirito impuro che lo abita (vv. 23-24) e che Gesù raggiunge con la sua parola efficace. Matteo scriverà che Gesù “scacciava i demoni con la parola” (Mt 8,16). Raggiunta e sanata l’interiorità turbata e sconvolta dell’uomo alienato, ecco che inizia un processo inverso di dilatazione che dallo spirito impuro va all’uomo da cui esce (v. 26), quindi al gruppo di uomini presenti in sinagoga (v. 27) e infine a tutta la Galilea, “dovunque” (v. 28). Il racconto ha una valenza simbolica: ciò che si manifesta nella sinagoga di Cafarnao è destinato a diffondersi in tutta la Galilea che, dopo la Pasqua, diventerà il luogo della missione universale; è destinato perciò a verificarsi “in tutto il mondo” (Mc 14,9; 16,15), ovunque sarà predicato il vangelo che è destinato a “tutta la creazione” (Mc 16,15). Così Marco, mentre rivela che la venuta del Figlio di Dio tra gli uomini diventa subito una discesa negli inferi che sono sulla terra, una katabasi nelle profondità irredente di ciascun uomo, nel suo cuore abitato da demoni e fantasmi, mostra anche il carattere universale di ogni atto esorcistico compiuto da Gesù. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Taci

Siamo alla prima giornata diGesù, abbiamo visto l’appello “Il tempo è finito, è giunto il momento, il regno di Dio è qui, convertitevi e credete al Vangelo”, è il suo appello ed è la chiave di letturadi tutto ciò che avverrà nel Vangelo, che finisce il tempo vecchio perché il Regno di Dio è qui e comincia finalmente un mondo nuovo. La volta scorsa abbiamo visto cosa vuol dire credere al Vangelo che non è avere due o tre idee in più ma è seguire Gesù, questa persona che è il Vangelo, è il Regno di Dio, come Lui vive. Oggi vediamo il primo frutto, che sarà poi l’ultimo, del programma di Gesù: se segui lui cosa capita.

Vediamo nella prima giornata di Gesù tutto il programma di tutto il Vangelo. Il primo è un esorcismo, liberare dallo spirito del male, trovare la pace che è la cosa più difficile. Il bene e il male non sta nelle cose, le cose sono tutte buone, il bene e il male stanno in noi, se facciamo il male. Che cos’è il male? Qui vedremo cos’è il male e cosa vuol dire la liberazione dal male. La volta prossima vedremo che una volta liberati dal male saremo liberi per il bene e poi viene la sera, simbolo della morte che non è però più male ma è illuminata da infiniti prodigi.

24 Gennaio 2021 – III Domenica del T.O.

Vangelo
Mc 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Omelia di don Mario Testa >>>


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Chi lo segue sa che Dio dona tutto, riempie le reti >>>  

«Passando lungo il mare di Galilea» (il paesaggio d’acque del lago è l’ambiente naturale preferito da Gesù) «vide Simone e Andrea che gettavano le reti in mare». Pescatori che svolgono la loro attività quotidiana, ed è lì che il Maestro li incontra. Dio si incarna nella vita, al tempio preferisce il tempo, allo straordinario il piccolo. Come in tutta la Bibbia: Mosè e Davide sono incontrati mentre seguono le loro greggi al pascolo; Saul sta cercando le asine del padre; Eliseo ara la terra con sei paia di buoi, Levi è seduto allo sportello delle imposte… Nulla vi è di profano nell’amorosa fatica. E Gesù, il figlio del falegname, che si è sporcato le mani con suo padre, che sa riconoscere ogni albero dalle venature e dal profumo del legno, che si è fatto maturo e forte nella fatica quotidiana, lì ha incontrato l’esodo di Dio in cerca delle sue creature: «Dio si trova in qualche modo sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero» (Teilhard de Chardin) …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Gesù, Vangelo annunciato >>>

…Il testo evangelico esprime la vocazione come sguardo del Signore sull’uomo (Mc 1,16.19). Nella vocazione il chiamato si sente visto personalmente, cioè conosciuto e amato. Si sente abbracciato – nel proprio passato, presente e futuro – dallo sguardo del Signore, interpellato dalla sua promessa, si conosce e si vede con maggiore chiarezza, e risponde alla promessa con la santa follia della radicalità che lo porta a impegnare anche il proprio futuro. Il chiamato accetta di lasciare entrare nella propria vita la novità di Dio e di rispondervi senza tergiversare, senza porre condizioni, senza predeterminare le prestazioni: si tratta di seguire Cristo e basta, senza sapere prima dove questo potrà portare e cosa questo potrà comportare. La vocazione cristiana, che ha la sua figura necessaria e sufficiente nel battesimo, non si colloca sul piano del fare, ma dell’essere. Essa riguarda il senso radicale dell’esistenza, ha a che fare con il mistero della persona, concerne ciò che dà fondamento alla vita di una persona e coinvolge un’esistenza personale nell’insieme di tutte le sue relazioni: con Dio, con sé, con gli altri, con la realtà.

Contro ogni edulcorazione del messaggio cristiano (quasi che questo lo rendesse più accoglibile), l’annuncio cristiano non predica norme morali, né una massa di dogmi, ma la persona di Gesù Cristo e la sua “pretesa” sulla vita di un uomo. Il “sì” detto a tale chiamata si esplicita con la capacità di dire dei “no”, di rinunciare, di abbandonare, di lasciare. Come qui i chiamati lasciano il lavoro e la famiglia. Obbedire alla chiamata cristiana implica un rinascere a vita nuova e ogni nascita comporta il taglio di un cordone ombelicale, una dolorosa rottura. Dove trovare la forza per questo se non nell’amore di e per Colui che chiama e la cui parola dischiude all’uomo un orizzonte di sensatezza che abbraccia anche il futuro?

Il chiamato sperimenterà la forza trasformante della grazia che fa di un “pescatore” un “pescatore di uomini”, ovvero, che si innesta nell’umanità precisa del chiamato senza violentarla ma risignificandola nella sequela di Cristo. Lungi poi dall’essere qualcosa di predeterminato da scoprirsi in modo vagamente magico o fortunato, la vocazione cristiana è un evento spirituale che “accade” nell’incontro tra la radicalità delle esigenze evangeliche e una persona nella sua libertà e verità personali. Alla chiesa e alla sua predicazione il compito di farsi eco e testimone credibile delle esigenze del “vangelo di Dio” (Mc 1,14).

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Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini

Con Gesù è finito il tempo di aspettare: lui è il regno di Dio. Dobbiamo convertirci a luie crederealla sua parola che ci chiama a seguirlo. La Parola ci mostra il suo cammino: impariamo ogni giorno a conoscerlo per andare dietro ai suoi passi.Perché si segue una persona?Cosa hanno sentito i primi quattro discepoli?Cosa significa pescare uomini e tirarli fuori dall’acqua?

 

17 Gennaio 2021 – II Domenica del T.O.

Vangelo

Videro dove dimorava e rimasero con lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Lo sguardo del Maestro è il primo annuncio >>>  

I personaggi del racconto: un Giovanni dagli occhi penetranti; due discepoli meravigliosi, che non se ne stanno comodi e appagati, all’ombra del più grande profeta del tempo, ma si incamminano per sentieri sconosciuti, dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, salvo un’immagine folgorante: ecco l’agnello di Dio! …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: La chiamata dello sguardo >>>

… A noi interessa Giovanni Battista che, dopo una testimonianza negativa su di sé (“Io non sono il Cristo”: 1,19-28) e una positiva su Gesù (“Ecco l’Agnello di Dio”: 1,29-34), rivela davanti a due suoi discepoli l’identità di colui di cui egli è stato il precursore e li conduce a farsi discepoli di Gesù. Colui era stato inviato da Dio come testimone del Verbo “perché tutti credessero per mezzo di lui” (1,7) adempie così il suo mandato “cedendo” a Gesù i suoi discepoli, portandoli ad aderire a lui….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Venite e vedrete

Chi ascolta il Battista, si volge a Gesù: vuol sapere dove egli abita, per stare di casa con lui. E Gesù loinvita a seguirlo nel suo cammino, che il vangelo ci racconta. In questo modo vedrà che lui, mediante l’amore, dimora nel Padre e vuol dimorare nei suoi fratelli, perché diventino figli. Infatti si dimora solo dove si è amati: la casa di uno è l’affetto dell’altro. Fin dall’inizio la comunità cristiana è una catena di testimoni: chi conosce Gesù, invita l’altro all’incontro diretto con lui.

BATTESIMO DEL SIGNORE – Domenica 10 Gennaio 2021

The Baptism of Christ

Vangelo

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire:Un amore così grande che squarcia anche i cieli >>>  

Sulle rive del Giordano, il Padre presenta Gesù al mondo, lo strappa all’anonimato dei trent’anni. Gesù non aveva alcun bisogno di farsi battezzare, è come se avesse lui invece battezzato il Giordano, santificato per contatto la creatura dell’acqua. Lo sa e lo ripete il celebrante nella preghiera eucaristica terza: «Tu che fai vivere e santifichi l’universo». Straordinaria teologia della creazione: Tu che non solo dai vita all’uomo ma all’universo intero; non solo dai vita alle cose, ma le rendi sante! Santità del cielo, dell’acqua, della terra, delle stelle, del filo d’erba, del creato… «E subito, uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba». …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: La tenera violenza dello Spirito >>>

… L’immagine del battezzare, dell’immergere, si addice all’acqua più che allo Spirito, anche se a volte si parla dello Spirito come di ciò che deve essere versato. Un testo di Qumran afferma che la purificazione sarà operata quando “Dio verserà sull’uomo lo spirito di verità come acque lustrali” (1QS 4,20-21). Tuttavia abbiamo qui un passaggio importante: dall’immersione battesimale si passa a un cambiamento operato dallo Spirito di santità di cui non si dice come avverrà.Appunto: come avverrà questo battesimo? Sappiamo che sarà opera di colui che è il più forte rispetto a Giovanni. Ora, nel linguaggio biblico lo Spirito di Dio è potenza irresistibile di azione, di creazione, di trasformazione concreta. Il battesimo in Spirito santo comporterà dunque una trasformazione profonda, interiore. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

“Viene dopo di me quello più forte di me”

Il Signore sempre viene. Aspetta solo che io gli apra la porta: le disposizioni per accoglierlo sono la sete di giustizia (cf. Malachia 3,1ss) e di libertà (cf. Is 40,1-11), la disponibilità a convertirmi e l’attesa dello Spirito.Quali sono i sentieri da raddrizzare nella mia vita e nella nostra comunità? So vivere nel “deserto”, da solo e in preghiera, per sentire e accogliere la voce dello Spirito?