Vangelo
Io sono la porta delle pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore.
Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Gesù chiama per nome donandoci la vita >>>
IV Domenica di Pasqua Anno A In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. (…) Per me, una delle frasi più solari del Vangelo, dove appoggio la mia fede, che mi rigenera ogni volta che l’ascolto: sono venuto perché abbiano la vita; è venuto per la mia vita piena, abbondante, gioiosa. Non per quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma quella esuberante, eccessiva, che rompe gli argini e tracima, scialo di libertà e coraggio. La parola “vita” lega insieme tutta la Scrittura; è supplica nei Salmi: fa’ che io viva! Fammi camminare sui campi della vita! Giona si adira con Dio perché, invece di distruggere Ninive, è pastore per i centoventimila della città che non distinguono la destra dalla sinistra. Il primo di tutti i comandamenti, quello che introduce l’intera sezione della legge è: «Hai davanti a te la vita e la morte. Scegli!»….
Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Pastore e gregge >>>
La quarta domenica di Pasqua contempla il Risorto quale pastore della chiesa. L’immagine del pastore applicata a Gesù (l’affermazione di Gesù buon pastore non si trova nell’odierno testo liturgico, ma compare a partire dal v. 11; tuttavia il nostro brano ne è la necessaria premessa) raduna i significati che essa riveste quando è riferita a Dio nell’AT. Dai testi veterotestamentari emergono quattro campi semantici fondamentali che indicano le valenze dell’immagine biblica del pastore. Sono i campi semantici della conduzione (Dio fa uscire ed entrare, fa partire, guida, cammina davanti a, ecc.), della cura (Dio nutre, mantiene in vita il gregge, gli procura cibo e acqua, lo protegge, lo mette al sicuro nell’ovile), della liberazione (Dio difende, custodisce le sue pecore dagli assalti dei briganti e dei ladri, dalle insidie delle belve, le raduna, le salva), dell’alleanza (il pastore conosce le sue pecore, le chiama una ad una, è legato ad esse da una profonda conoscenza). Ed è facile comprendere perché l’immagine pastorale sia stata applicata a Dio: “L’esistenza del gregge dipende totalmente dal pastore: è lui che fa uscire le pecore, che le porta al pascolo e all’acqua, che le fa rientrare all’ovile….
Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)
IO-SONO la porta, IO-SONO il pastore
Quando viene giorno, le pecore restano nell’ovile solo per
essere munte, tosate o portate al macello. Gesù, luce del
mondo, le conduce fuori da ogni steccato religioso, verso i
pascoli della vita: ne fa un solo gregge di persone libere, di figli
e fratelli tutti simili a lui e diversi tra loro. Egli è l’agnello che sa
esporre, deporre e disporre la sua vita a favore degli altri. È
capo perché servo di tutti: è il Pastore bello, diverso dai capi-
briganti che seguiamo come modello.