Archivio mensile:Giugno 2023

25 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Non temere, hai un nido nelle mani del Signore >>>

…. ci soccorre una buona notizia, un grido da rilanciare dai tetti: «Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri Voi avete il nido nelle mani di Dio». Voi valete: che bello questo verbo! Per Dio, io valgo. Valgo di più di molti passeri, di più di tutti i fiori del campo, di questa e di tutte le primavere che verranno; valgo per lui di più di quanto osavo sperare. Finita la paura di non contare, di dover sempre dimostrare qualcosa. «Non temere» tu vali di più. Per come sei. Così come sei. Al punto che «ti conta tutti i capelli in capo». Il niente dei capelli: Qualcuno mi vuole bene frammento su frammento, fibra su fibra, cellula per cellula. Per chi ama, niente dell’amato è insignificante, nessun dettaglio è senza emozione.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Abbiate fiducia, non paura >>>

… I testi biblici della dodicesima domenica dell’Ordinario dell’annata A ci ricordano una verità elementare. Ovvero, che un credente si deve sempre misurare con la paura: la fede, infatti, si intreccia sempre con la paura, seppure con modalità e in forme differenti. Nel passo evangelico odierno (Mt 10,26-33), tratto dal discorso missionario, Gesù ripete più volte, rivolgendolo ai suoi discepoli, l’imperativo “non abbiate paura”. La stessa triplice ripetizione del comando (Mt 10,26.28.31) dice come la paura sia realtà potente e onnipresente. Nella prima lettura (Ger 20,10-13), ci viene presentata la testimonianza di Geremia, che vive il suo ministero circondato da nemici e derisori e che deve ricordarsi delle parole che gli furono rivolte al momento della vocazione: “Tu, stringi la veste ai fianchi, alzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti davanti a loro altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro” (Ger 1,17). Tutto questo ci dice come la paura sia una presenza assidua con cui il credente deve fare i conti. Certo, nei nostri testi biblici si tratta della paura suscitata dalla presenza di nemici, di persecutori, di presenze esterne ostili e minacciose. Sono coloro che vorrebbero zittire Geremia e che lo avversano, lo osteggiano, lo deridono, lo calunniano: sono coloro che vogliono impedirne il ministero, che ne desiderano e cercano la morte e che arriveranno a imprigionarlo. Così come nel brano evangelico sono gli avversari che i discepoli incontreranno nella loro missione. Del resto, come Gesù ha conosciuto opposizioni, accuse, ostilità, odio, così sarà anche per i suoi discepoli: “un discepolo non è da più del suo maestro … Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia” (Mt 10,24.25). …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Non temete

Il senso del brano è chiaro, è impostato sul ritornello: Non
temete, Non temete, Non temete. Il timore e la paura è ciò che
governa le nostre azioni. La paura della morte, l’istinto di
autoconservazione è ciò che controlla ciò che noi facciamo. Se uno
non l’avesse, dovremmo anche preoccuparci. Ma cosa c’è di male in
questo? Una certa paura della morte è giusta per conservare la vita,
però sta di fatto che tutti moriamo, quindi l’aver paura della morte,
sapendo di dover morire, vuol dire vivere tutta la vita nella paura,
cioè non vivere. Vuol dire per tutta la vita vivere nell’angoscia, nella
schiavitù del male, nella schiavitù della morte, quindi nella
disperazione.

Mt. 10, 26-31 

18 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, li mandò.

Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù invò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Le sei azioni affidate agli apostoli per il mondo >>>

La missione è duplice: predicare e guarire la vita, o almeno prendersene cura. E il rapporto è sbilanciato, uno a cinque. Cinque opere per guarire, una per narrare. Per proclamare che «Dio è così, si prende cura e guarisce. Dio è vicino a te, con amore”» Forse ci saremmo aspettati una risposta più risolutiva al dolore delle folle, un soccorso più efficiente: perché il Signore soccorre la fragilità dell’uomo con la fragilità di altri uomini, anziché con la sua onnipotenza? Perché Lui interviene per i suoi figli, attraverso gli altri suoi figli. La risposta di Gesù alla sofferenza del mondo sono io. “Dio salva attraverso persone” (R. Guardini). …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Cura e annuncio >>>

Se il brano evangelico liturgico inizia con il v. 36 del capitolo 9 di Matteo, da un punto di vista letterario esso inizia nel versetto immediatamente precedente che riporta un sommario dell’attività quotidiana di Gesù: “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e ogni infermità” (Mt 9,35). Annunciare il Regno e curare le persone malate, queste le due azioni che contraddistinguono l’attività quotidiana di Gesù nel suo ministero itinerante. Parole e gesti che rivelano la sua persona e che trovano la loro scaturigine nella compassione. È infatti il suo sguardo di compassione che Matteo pone in primo piano come inizio dell’episodio: “Vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). E così facendo pone ogni lettore, anche noi ora, oggi, davanti a quello sguardo. Altre tre volte il vangelo secondo Matteo parla della compassione di Gesù.


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Supplicate dunque il Signore della messe

Di cosa ha parlato finora il Vangelo? Ci ha detto chi è Gesù
attraverso il battesimo, le tentazioni; poi ci ha detto cosa dice nel
discorso sulla montagna. Nel battesimo si è comportato da Figlio
facendosi fratello; nel discorso sulla montagna ha proclamato che
Dio è Padre e dobbiamo vivere da figli e da fratelli, e poi, dal
capitolo 8 al 9 abbiamo visto i dieci miracoli. Sono esattamente quei
miracoli che la Parola del Figlio opera in noi. Se noi ascoltiamo la
Parola che ci fa figli, cominciamo a vivere da fratelli e cominciamo a
rinascere uomini nuo

Mt. 9, 35-38 

11 Giugno 2023 – CORPUS DOMINI – Solennità

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire:  Il Corpo di Cristo «lievito di vita»>>>

Che Dio è acqua e pane incamminati verso la tua fame. La mia forza è sapermi cercato, con la mia vita distratta e le risposte che non do; sapermi desiderato è tutta la mia pace. Io vivo di Dio. Ricordati del cammino: dialoga con la storia della tua vita, rimani nella tua sorgente limpida.Il Vangelo oggi ha solo otto versetti, e Gesù a ripetere per otto volte: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Quasi un ritmo incantatorio, una divina monotonia, nello stile di Giovanni, che avanza per cerchi concentrici e ascendenti, come una spirale; come un sasso che getti nell’acqua e vedi i cerchi delle onde che si allargano sempre più. È il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, e lui che ostinatamente ne ribadisce, per otto volte, come in otto cerchi, la motivazione, sempre più chiara e diretta: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero. Altro è vivere, altro è lasciarsi vivere. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

 


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del
mondo

La carne e il sangue di Gesù, il suo corpo totalmente donato ai
fratelli, rende visibile quel Dio che è tutto amore e dono di sé :
in lui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra. La
Parola ci presenta questo corpo. Mangiarlo significa conoscerlo
per assimilarlo e diventare come lui, capaci di amare come
siamo amati…

Gv 6, 41- 59  

4 Giugno 2023 – SANTISSIMA TRINITÀ – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La Trinità è specchio del senso dell’universo >>>

Per dire la Trinità, Gesù usa nomi di famiglia, di casa, nomi che abbracciano e stringono legami: Padre, Figlio, Spirito buono, alito che fa respirare la vita. La festa della Trinità è l’annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci raggiunge e ci dà il suo cuore plurale.Allora capisco perché la solitudine mi pesa così tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi ama, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La Trinità è lo specchio del mio senso ultimo, e del senso dell’universo: tutto incamminato verso un Padre fonte di libere vite, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le nostre solitudini. Anche l’autopresentazione di Dio sul monte Sinai, davanti al suo grande amico Mosè, ha nomi caldi: misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6).   …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

Le letture della domenica dopo la Pentecoste offrono alla contemplazione del credente la dimensione trinitaria del Dio di Gesù. Il Dio che è relazione e comunione in se stesso, crea comunione tra i credenti mostrandosi compassionevole, benedicendo, donando. Nella prima lettura (Es 34,4b-6.8-9), dopo il peccato del vitello d’oro, Dio si manifesta una seconda volta ai figli d’Israele scendendo sul Sinai per comunicare loro il suo Nome che lo rivela quale compassionevole e misericordioso, capace di grazia e di perdono. È il Dio che ama, il Dio paziente, il Dio condiscendente, che scende per raggiungere l’uomo nel suo peccato. Il vangelo (Gv 3,16-18) presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo. Il figlio unico è tutta la vita di un padre, è ciò che egli più ama di tutto ciò che ama: il Dio che dona il Figlio è il Dio mosso da amore folle, il maniakòs éros di cui parlavano i padri greci. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione presente nella seconda lettura (2Cor 13,11-13) vuole stabilire la presenza amorosa di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto. Questi sono pertanto esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Chi crede nel Figlio ha vita eterna

Giovanni Battista è il perfetto testimone: non è rivale, ma
amico dello Sposo, che gioisce per lui e di lui. E dà la
testimonianza piena su Gesù: è il Figlio, amato dal Padre, che
comunica a ogni fratello il suo stesso amore. Credere e aderire
a lui è la nostra salvezza. Ci fa diventare ciò che siamo: figli del
Padre e fratelli tra di noi…

Gv 3, 14- 4,3