4 Giugno 2023 – SANTISSIMA TRINITÀ – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La Trinità è specchio del senso dell’universo >>>

Per dire la Trinità, Gesù usa nomi di famiglia, di casa, nomi che abbracciano e stringono legami: Padre, Figlio, Spirito buono, alito che fa respirare la vita. La festa della Trinità è l’annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci raggiunge e ci dà il suo cuore plurale.Allora capisco perché la solitudine mi pesa così tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi ama, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La Trinità è lo specchio del mio senso ultimo, e del senso dell’universo: tutto incamminato verso un Padre fonte di libere vite, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le nostre solitudini. Anche l’autopresentazione di Dio sul monte Sinai, davanti al suo grande amico Mosè, ha nomi caldi: misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6).   …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

Le letture della domenica dopo la Pentecoste offrono alla contemplazione del credente la dimensione trinitaria del Dio di Gesù. Il Dio che è relazione e comunione in se stesso, crea comunione tra i credenti mostrandosi compassionevole, benedicendo, donando. Nella prima lettura (Es 34,4b-6.8-9), dopo il peccato del vitello d’oro, Dio si manifesta una seconda volta ai figli d’Israele scendendo sul Sinai per comunicare loro il suo Nome che lo rivela quale compassionevole e misericordioso, capace di grazia e di perdono. È il Dio che ama, il Dio paziente, il Dio condiscendente, che scende per raggiungere l’uomo nel suo peccato. Il vangelo (Gv 3,16-18) presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo. Il figlio unico è tutta la vita di un padre, è ciò che egli più ama di tutto ciò che ama: il Dio che dona il Figlio è il Dio mosso da amore folle, il maniakòs éros di cui parlavano i padri greci. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione presente nella seconda lettura (2Cor 13,11-13) vuole stabilire la presenza amorosa di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto. Questi sono pertanto esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Chi crede nel Figlio ha vita eterna

Giovanni Battista è il perfetto testimone: non è rivale, ma
amico dello Sposo, che gioisce per lui e di lui. E dà la
testimonianza piena su Gesù: è il Figlio, amato dal Padre, che
comunica a ogni fratello il suo stesso amore. Credere e aderire
a lui è la nostra salvezza. Ci fa diventare ciò che siamo: figli del
Padre e fratelli tra di noi…

Gv 3, 14- 4,3 

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