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27 Giugno 2021, XIII Domenica del T.O.

Vangelo

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5, 21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nel dolore e nella vita Gesù ti tiene per mano >>>

C’è una casa, a Cafarnao, dove la morte ha messo il nido; una casa importante, quella del capo della sinagoga. Casa potente, eppure incapace di garantire la vita di una bambina. Giairo ne è uscito, ha camminato in cerca di Gesù, lo ha trovato, si è gettato ai suoi piedi: La mia figlioletta sta morendo, vieni! Ha dodici anni, età in cui è d’obbligo fiorire, non soccombere! Gesù ascolta il grido del padre, interrompe quello che stava facendo, cambia i suoi programmi, e si incamminano insieme, il libero Maestro delle strade e l’uomo dell’istituzione. Il dolore e l’amore hanno cominciato a battere il ritmo di una musica assoluta, e Gesù vi entra: sono le nostre radici, e lui ci raggiunge, con passo di madre, proprio attraverso le radici. Dalla casa vennero a dire: tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il maestro? La tempesta definitiva è arrivata. Caduta l’ultima speranza. E allora Gesù si gira, si avvicina, si fa argine al dolore: non temere, soltanto abbi fede. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Incontri di guarigione  >>>

Il vangelo odierno presenta Gesù quale narratore della cura che Dio si prende degli umani. Gesù guarisce la donna emorroissa, Gesù ridà la vita alla bambina dodicenne morta. Il lungo testo di Marco è costituito infatti dall’incrociarsi di due racconti, quello di Giairo che va da Gesù a supplicarlo di guarire sua figlia che sta morendo (Mc 5,21-24.35-43) e quello della donna emorroissa che, mentre Gesù si sta recando a casa di Giairo, lo tocca nel suo mantello sperando così di guarire dalle perdite di sangue che da tanto tempo la affliggono (Mc 5,25-34). Di fatto, Gesù, sentendosi toccato in maniera non casuale, non dovuta alla semplice, meccanica e ottusa calca della folla, ma intenzionalmente, sentendosi toccato da un tocco che è un’invocazione, una supplica non verbale ma corporea, una richiesta di aiuto, si ferma e dialoga con la donna. Colpisce il fatto che Gesù intuisca che quel tocco è femminile. Marco scrive che Gesù, sentitosi toccato, “guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo” (Mc 5,32). Gesù discerne la presenza di una donna dietro a quella modalità comunicativa. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Si meravigliava della loro non fede

Il Signore si meraviglia di nulla, se non della nostra fede o non fede: è una libera decisione dell’uomo, che può accettare o rifiutare Dio e il suo amore. Dove è accolto, è sorpreso per la gioia e vive; dove è respinto è sorpreso dal dolore e muore –lasciando aperto a tutti il suo cuore.Perché i suoi, che lo conoscono bene, non lo accettano? Se fosse stato figlio dell’imperatore, l’avrebbero rifiutato?Noi, che siamo i suoi, accettiamo Gesù com’è: povero, umile e servo di tutti?.

20 Giugno 2021, XII Domenica del T.O.

Vangelo

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 4, 35-41)

In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio ci salva non “dalla” ma “nella” tempesta >>>

Nella breve navigazione Gesù si addormenta, sfinito. Io non so perché si alzano tempeste nella vita. Non lo sanno Luca, Marco, Matteo: raccontano tempeste sempre uguali e tutte senza perché. Vorrei anch’io un cielo sempre sereno e luci chiare a indicare la navigazione, un porto sicuro e vicino. Ma intanto la barca, simbolo di me, della mia vita fragile, della grande comunità, intanto resiste. E non per il morire del vento, non perché finiscono i problemi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che sostengono ciascuno la speranza dell’altro.. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: La traversata della vita >>>

Come i discepoli si trovano in mezzo a una tempesta dopo aver obbedito al comando del Signore di passare all’altra riva del lago, così anche noi conosciamo contraddizioni e ostacoli connessi alla nostra decisione di seguire Gesù nel suo cammino, di fare della nostra vita una sequela di Cristo. Questa vita, l’unica nostra vita, il credente la vuole vivere con Gesù, seguendo Lui, obbedendo alla sua parola. E se è vero che le difficoltà che conoscono i discepoli sono connesse alla fede e alla sequela di Gesù, esse, in verità, vanno riconosciute come connesse alla vita in quanto tale. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Perché siete paurosi così? Come non avete fede?

Gesù è con noi, sulla stessa barca. Anche dopo le parabole del seme, i discepoli non hanno capito la Parola: è Gesù, che “si risveglia” perché “dorme”, che risorge perché è morto. Proprio così vince la morte e ogni nostra paura. La fede in lui ci fa superare le difficoltà proprie di quella “traversata”che è la nostra vita.

  Mc 4,35-41  

13 Giugno 2021, XI Domenica del T.O.

Vangelo

É il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La pienezza del Regno e la gioia del raccolto >>>

Siamo convocati davanti al mistero del germoglio e delle cose che nascono, chiamati «a decifrare la nostra sacralità, esplorando quella del mondo» (P. Ricoeur). Nel Vangelo, la puntina verde di un germoglio di grano e un minuscolo semino diventano personaggi di un annuncio, una rivelazione del divino (Laudato si’), una sillaba del messaggio di Dio. Chi ha occhi puri e meravigliabili, come quelli di un bambino, può vedere il divino che traspare dal fondo di ogni essere (T. De Chardin). …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Il paradosso del seme  >>>

Il testo di Mc 4,26-29 contiene la cosiddetta parabola del “seme che spunta da solo” o forse, meglio, la parabola del contadino che lavora sia con l’azione (seminare, mietere) che con il non-agire. Tra la semina e la mietitura c’è un tempo di inattività del contadino. Inattività necessaria affinché il seme spunti da solo. Questo momento di astensione dal fare è essenziale perché il seme giunga alla sua germinazione e fruttificazione. Infatti, c’è un evento che il contadino non può determinare e dunque deve respingere la tentazione di farlo: che il contadino dorma o si alzi, egli nemmeno sa come il seme arrivi a maturare. Condizione dunque del maturare del frutto è il non forzare i tempi della crescita. Ma questa inattività non è indifferente né disimpegnata, ma colma di attesa, di attenzione, di pazienza, di fiducia. Nella parabola, il contadino è chiamato all’azione interiore, alla vigilanza di chi dovrà essere pronto a cogliere l’attimo in cui il frutto è maturo per mietere: “Quando il frutto è maturo, subito manda la falce, perché è giunta la mietitura” (Mc 4,29). ….


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Guardate ciò che ascoltate

Il seme germoglia e cresce automaticamenteBisogna prestare attenzione a come ascoltiamo la Parola: la nostra identità di figli corrisponde alla nostra capacità di ascolto.La parola è come un seme che generasecondo la sua specie: la Parola di Dio ci genera figli di Dio. Per questo il fondamento della nostra vita è “ascoltare la Parola”. Il Regno di Dio è il frutto della Parola: Gesù stesso, che ha le caratteristiche del seme

 

11 Giugno 2021, Sacratissimo Cuore di Gesù – Solennità

Vangelo

Uno dei soldati gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,31-37

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Domenica 06 Giugno 2021 – SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Vangelo

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 14,12-16.22-26

Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Il flusso della vita divina nelle nostre vene >>>

Prendete, questo è il mio corpo. Nei Vangeli Gesù parla sempre con verbi poveri, semplici, diretti: prendete, ascoltate, venite, andate, partite; corpo e sangue. Ignote quelle mezze parole la cui ambiguità permette ai potenti o ai furbi di consolidare il loro predominio. Gesù è così radicalmente uomo, anche nel linguaggio, da raggiungere Dio e da comunicarlo attraverso le radici, attraverso gesti comuni a tutti. .  …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Un’alleanza di vita per tutti >>>

La festa odierna, che ha al suo cuore la memoria eucaristica, ci sollecita a considerare il senso di una parola e di una realtà che spesso non è presente nel nostro vocabolario e nella nostra sensibilità, ma che svolge un ruolo decisivo nel vissuto dei cristiani. Questa parola è alleanza. Il vangelo mostra Gesù che, durante l’ultima cena, compie l’alleanza riprendendo ma anche modificando l’espressione usata da Mosè al momento della stipulazione dell’alleanza sinaitica. Mosè aveva detto: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole” (Es 24,8). Il sangue delle vittime animali che Mosè sparse in parte sull’altare e in parte sul popolo simbolizzava l’unica vita che doveva ormai scorrere tra i due contraenti l’alleanza: Dio e il popolo. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Prendete, questo è il mio corpo

L’eucaristia è il senso della vita. Gesù ci dice di prendere e “mangiare il suo corpo”: ci dà se stesso perché viviamo di lui. Così possiamo “bere il suo sangue”: avere il suo Spirito e vivere come lui, da figli di Dio e fratelli di ogni uomo.

Domenica 30 Maggio 2021 – SANTISSIMA TRINITÀ – Solennità

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: In principio a tutto un legame d’amore >>>

Il Vangelo non offre, per parlare della Trinità, formule razionali o simboliche, ma il racconto di un appuntamento e di un invio. Le attribuisce nomi di famiglia e di affetto: Padre, Figlio, Respiro santo. Nomi che abbracciano e fanno vivere. Ci sono andati tutti all’appuntamento sul monte di Galilea. Tutti, anche quelli che dubitavano ancora, comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, la fuga e il suicidio di uno di loro…
Ma il maestro non li molla, e compie uno dei suoi gesti più tipici: si avvicinò e disse loro… quando ama Dio compie gesti molto umani.  …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Una sparizione che non abbandona >>>

La prima domenica dopo la Pentecoste è celebrazione della Trinità. Una celebrazione che può suscitare perplessità. Si tratta di una festa relativamente recente in quanto è solo nell’VIII secolo che Alcuino redasse una messa in onore del mistero trinitario come sostegno alla pietà privata, tanto che ancora nell’XI secolo papa Alessandro II non ritenne affatto obbligatoria questa celebrazione per la chiesa universale per il fatto che “ogni giorno l’adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode”. In effetti, questa festa non celebra un evento della storia della salvezza, ma colui che è all’origine di ogni evento di salvezza e che dunque è sempre al cuore di tutte le celebrazioni e di ogni celebrazione. )….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Andate dunque e fate miei discepoli tuttii popoli

Siamo all’ultimo brano di Matteo, dove ci si racconta l’esperienza fondamentale, definitiva alla quale il vangelo ci vuole portare. Èquell’esperienza che uno in questi anni di cammino si accorge di aver fatto e viene formalizzata alla fine. In questo breve brano, come nel finale di una sinfonia, risuonano riarmonizzati tutti i temi del vangelo, quindi ci fermeremo con una certa attenzione.

Lunedì 24 Maggio 2021 – BEATA VERGINE MARIA, MADRE DELLA CHIESA – memoria


Vangelo

Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Mi lascio ispirare >>> https://getupandwalk.gesuiti.it/2021/05/24/figlio-e-padre/

Ai piedi della croce, simbolo di morte, fiorisce una nuova vita. Il vecchio e il nuovo, Gesù che muore è l’anello di congiunzione fra ci che è stato e ciò che sarà.
Chi è rimasto, è rimasto fino alla fine ed rimasto in piedi – ci dice il verbo utilizzato dall’evangelista – davanti alla croce: tre donne e il discepolo amato.

Parte da lì la nuova Comunità: da una madre, da una donna, e dal discepolo amato. Il discepolo non ha un nome, è riconosciuto per relazione e la relazione è data dall’amore di Cristo in lui, “il discepolo che egli amava”. Forse siamo noi quel discepolo?

Gesù, sulla croce è figlio ed è padre e in questa veste da una parte fa dono alla madre di un figlio, e dall’altra promette al discepolo amato che non rimarrà orfano, qui sulla terra, perché gli (ci) fa dono di una Madre e lo (ci) invita a prenderci cura di lei.

Gesù ci insegna che basta essere in due per fare famiglia, per fare comunità, fare Chiesa.

Francesca Carraro …..

 

Domenica 23 Maggio 2021 – PENTECOSTE

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: L’umanità ha bisogno che lo Spirito la scuota >>>

… Che cos’è lo Spirito Santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, scuote, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un
figlio profeta, e che in noi compie instancabilmente la medesima opera di allora: ci rende grembi del Verbo, che danno carne e sangue e storia alla Parola. Dio in libertà, un vento nomade, che porta pollini là dove vuole, porta primavere e disperde le nebbie, e ci fa tutti vento nel suo Vento.Dio in libertà, che non sopporta statistiche. Gli studiosi cercano ricorrenze e schemi costanti; dicono: nella Bibbia Dio agisce così. Non credeteci. Nella vita e nella Bibbia, Dio non segue mai degli schemi. Abbiamo bisogno dello Spirito, ne ha bisogno questo nostro mondo stagnante, senza slanci. Per questa Chiesa che fatica a sognare. Lo Spirito con i suoi doni dà a ogni cristiano una genialità che gli è propria. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Una sparizione che non abbandona >>>

… La Presenza di Gesù si compie nell’invisibilità dello Spirito. La Parola di Gesù si compie nel silenzio dello Spirito. Questo significano le due promesse del Paraclito presenti nella pagina del IV vangelo: “è bene per voi che io me ne vada perché se non me ne vado non verrà a voi il Paraclito” (Gv 16,7); e ancora: “Molte altre cose ho da dirvi, ma per il momento non siete in grado di portarne il peso; ma quando verrà lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà alla verità intera” (Gv 16,12-13)….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Conviene a voi che io me ne vada. Se non me ne vado, il Consolatore non verrà da voi

I discepoli sono tristi perché Gesù se ne va. Ma proprio nel suo andarsene ci dimostrerà tutto il suo amore e ci darà il suo Spirito. Questi sarà il nostro consolatore: non ci lascerà mai soli, ci farà entrare nel mistero del Figlio e ci farà capire tutta la verità, di Dio e di noi stessi. E l’unica verità che conta è che lui ci ama di amore infinito e noi siamo infinitamente amati da lui

Domenica 16 Maggio 2021 – ASCENSIONE DEL SIGNORE

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Mc 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La missione di fare del mondo un Battesimo >>>

…Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù compie un atto di enorme, illogica fiducia in uomini e donne che dubitano ancora, affidando proprio a loro il mondo e il Vangelo. Non rimane con i suoi ancora un po’ di tempo, per spiegare meglio, per chiarire meglio, ma affida loro la lieta notizia nonostante i dubbi. I dubbi nella fede sono come i poveri: li avremo sempre con noi. Gesù affida il vangelo e il mondo nuovo, sognato insieme, alla povertà di undici pescatori illetterati e non all’intelligenza dei primi della classe. Con fiducia totale, affida la verità ai dubitanti, chiama i claudicanti a camminare, gli zoppicanti a percorrere tutte le strade del mondo: è la legge del granello di senape, del pizzico di sale, della luce sul monte, del cuore acceso che può contagiare di vangelo e di nascite quanti incontra. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Speranza e responsabilità >>>

… Mentre dunque nel Cristo asceso al cielo il credente contempla la ricapitolazione in Dio di tutta l’umanità, nella storia egli vede la missione della chiesa che annuncia il vangelo a ogni creatura. Questo, pertanto, il messaggio che dall’Ascensione discende alla chiesa: speranza e responsabilità. Speranza della trasfigurazione universale, responsabilità di rendere presente Cristo a ogni creatura. Anzi, la speranza diviene la responsabilità che i credenti hanno nei confronti di tutta l’umanità. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Nel mondo avrete tribolazione; ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo

Gesù, andandosene, ci dà la sua stessa intimità di Figlio con il Padre e ci abilita a fareil suo stesso cammino. Siamo chiamati a vivere nella storia il passaggio pasquale dalla croce alla gloria, dall’afflizione alla gioia. Le nostre tribolazioni, come quelle di Gesù, sono le doglie del parto per la nascita dell’uomo nuovo.