Archivi giornalieri: 23 Ottobre 2021

Domenica 24 ottobre 2021 – XXX del T.O.

SABATO 23 OTTOBRE 2021 – ORE 16.00

Santa Messa di inizio Anno Pastorale (YouTube) >>>

con la partecipazione delle Lavoratrici Missionarie dell’Immacolata

(https://www.restaurant-eauvive.it/chi-siamo/)

Vangelo

Rabbunì, che io veda di nuovo!

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,46-52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Siamo tutti mendicanti di amore e di luce >>>

Vangeli di strade e di incontri, in queste settimane. «Mentre partiva da Gerico…». Siamo alle porte della città, dove le carovane dei pellegrini si ricompongono, dove si aggirano i mendicanti, sperando in una monetina tra i tanti che si danno appuntamento alle porte. Un cieco, seduto, a terra, immobile, sta lì a mendicare la sua sopravvivenza da chi passa. Ma ecco che «sentendo che era Gesù il Nazareno» Bartimeo è come investito da un brivido, da una scossa: alza la testa, si rianima, comincia a gridare il suo dolore. Non si vergogna di essere il più povero di tutti, anzi è la sua forza. Siamo tutti come lui, mendicanti di affetto o di amore o di luce. La mendicanza è la sorgente della preghiera: Kyrie eleison, grida. Tra tutte, la preghiera più cristiana ed evangelica, la più antica e la più umana. Che nelle nostre liturgie abbiamo confinato all’atto penitenziale, mentre è la richiesta di nascere di nuovo. La ripetono lebbrosi, donne, ciechi e non è richiesta di perdono per i peccati, ma di luce per gli occhi spenti, di una pelle nuova che riceva carezze ancora. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Un cieco che sa ascoltare >>>

… Insomma possiamo vedere sintetizzate nella cecità due atteggiamenti che oscillano tra la stupidità e l’acquiescenza inconsapevole. La stupidità è la fiducia irragionevole posta in se stessi: chi rimprovera il cieco perché taccia, chi rimprovera i bambini perché non disturbino il Maestro, chi critica la donna perché ha sprecato il prezioso olio di unzione, chi non sa discernere che le decime sono meno importanti della giustizia e della misericordia, è in situazione di stupidità. Che si manifesta come certezza indubitabile del proprio agire e parlare. Agire e parlare che è sempre contro un altro a nome di un terzo. Contro il cieco in nome di Gesù, contro i bambini in nome di Gesù, contro la donna di Betania in nome dei poveri. Dove la radice della cecità stupida è nell’estraniamento della persona da sé, nell’inconsistenza di chi riesce ad agire solo a nome di altri. Al tempo stesso colpisce che coloro che hanno speso energie e zelo nel rimproverare Bartimeo, obbediscano poi immediatamente e senza fiatare quando Gesù li smentisce apertamente dicendo loro: “Chiamatelo”. Ecco allora che gli zelanti che stavano rimproverando, diventano i docili esecutori dell’ordine, e dicono al cieco: “Coraggio! Alzati, ti chiama”. Con sconcertante cambiamento di tono e di attitudine essi, come se niente fosse, si adeguano a ciò che Gesù dice ma come se questo fosse solo un ordine da eseguire e non un’indicazione per scoprire il buio interiore che li abita e che impedisce loro di vedere.

Quando poi Bartimeo si sente chiamato da Gesù, la disperazione che lo aveva spinto a gridare si muta in prontezza di risposta, in decisione nell’obbedire al Signore sbarazzandosi di tutto ciò che poteva intralciare l’incontro con lui. Al contrario dell’uomo ricco che non ha saputo liberarsi della zavorra della ricchezza (cf. Mc 10,21), il cieco getta via il mantello su cui erano le monete ricevute in elemosina e così mostra la sua disponibilità a seguire il Signore nel cammino del dono di sé. Esattamente come avverrà per Paolo, quando la chiamata del Signore lo renderà cosciente della sua cecità (cf. At 22,11-13) e lo condurrà a gettare via tutto ciò che prima costituiva per lui un guadagno per seguire Cristo in modo risoluto (cf. Fil 3,7-14).


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Cosa vuoi che io faccia per te?

Vedere significa venire alla luce: è nascere. È l’ultimo miracolo
di Gesù, punto d’arrivo della sua opera: aprirci gli occhi per
vedere la sua gloria sulla croce e seguirlo nel suo cammino di
vita. A differenza di Giacomo e Giovanni, il cieco sa di non
vedere e sa cosa chiedere. E lo ottiene. Subito dopo inizia
l’ultima settimana di Gesù.