14 Marzo 2021 – IV Domenica di Quaresima.

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Gv 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «14Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: L’essenziale è il grande amore di Dio per il mondo >>>

Si è appena conclusa la scena irruente, fragorosa di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio. A Gerusalemme, capi e gente comune tutti parlano della novità di quel giovane rabbi. Ora, da quella scena clamorosa e sovversiva si passa a un vangelo intimo e raccolto. Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma non osa compromettersi e si reca da lui di notte. Prima sorpresa: quel Gesù che dirà «il vostro parlare sia sì sì, no no», rispetta la paura di Nicodemo, non si perde nei limiti della sua poca coerenza, ma mostrando comprensione per la sua debolezza, lo trasforma nel coraggioso che si opporrà al suo gruppo (Gv 7,50) e verrà al tramonto del grande venerdì (Gv 19,39) a prendersi cura del corpo del Crocifisso. Quando tutti i coraggiosi fuggono, il pauroso va sotto la croce, portando trenta chili di aloe e mirra, una quantità in eccesso, una eccedenza di affetto e gratitudine. …

 


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Il dono del Figlio innalzato >>>

La IV domenica di Quaresima, la domenica laetare, è connotata dalla gioia. Al credente viene richiesta la gioia: “Rallegrati”. L’imperativo dell’antifona di ingresso si rivolge dunque a noi chiedendoci di non assolutizzare le nostre emozioni e i nostri sentimenti, che magari non sono affatto di gioia o di letizia, ma di cercare di condurli all’obbedienza evangelica. La reazione che proviamo di fronte a questo imperativo esprime molto della nostra fede e anche della nostra non-fede. Ci viene chiesto di rallegrarci perché l’evento pasquale si è avvicinato, è sempre più prossimo, ma soprattutto perché l’annuncio evangelico è quello dell’amore di Dio incondizionato per l’umanità, per tutti e per ciascuno. Questi, sono eventi che suscitano gioia in noi o che ci lasciano indifferenti e non smuovono né mutano le emozioni e i sentimenti di tristezza o di rabbia o di angoscia che eventualmente abbiamo in noi? L’obbedienza cristiana è la via per far entrare in noi il sentire che fu in Cristo Gesù e così evangelizzare il cuore e la mente e tentare di vivere realmente la nostra vita come vita in Cristo. E soprattutto di non finire prigionieri di quelle emozioni e sentimenti che ci sembrano più esprimere noi stessi e la nostra libertà, mentre finiscono con l’essere ciò che ci domina e ci agisce. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html )

Chi crede nel Figlio ha vita eterna >>> 

Giovanni Battista è il perfetto testimone:non è rivale, ma amico dello Sposo, che gioisce per lui e di lui. E dà la testimonianza piena su Gesù: è il Figlio, amato dal Padre, che comunica a ogni fratello il suo stesso amore. Credere e aderire a lui è la nostra salvezza. Ci fa diventareciò che siamo: figli del Padre e fratelli tra di noi.

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