Domenica 14 Novembre 2021 – XXXIII del T.O.

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio è vicino alle porte. Viene come un abbraccio >>>

In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna si spegnerà, le stelle cadranno dal cielo… L’universo è fragile nella sua grande bellezza, ma “quei giorni” sono questi giorni, questo mondo si oscura con le sue 35 guerre in corso, la terra si spegne avvelenata, sterminate carovane umane migrano attraverso mari e deserti… Ti sembra un mondo che affonda, che va alla deriva? Guarda meglio, guarda più a fondo: è un mondo che va alla rinascita.

Gesù ama la speranza, non la paura: dalla pianta di fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Gesù ci porta alla scuola delle piante, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della realtà coincidono. Ogni germoglio assicura che la vita vince sulla morte. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Imparare dal creato >>>

Nello spazio spirituale l’attesa si declina anche come resistenza, ovvero come forza nelle tribolazioni e nelle avversità della storia, come lotta; come pazienza, cioè come capacità di vivere l’incompiutezza e l’inadeguatezza che riscontriamo nel quotidiano, in noi, negli altri, nella comunità, nella chiesa, pazienza che è anche capacità di soffrire e patire nel supportare gli altri, nell’attendere i loro tempi, nel perdonarli e nel lasciarsi perdonare; poi come perseveranza, cioè come rifiuto di apostatare, di abbandonare nei momenti bui, di rimanere incassando la testa fra le spalle nei momenti difficili, di dare durata al tempo della propria sequela, di reggere la dura prova del tempo che passa senza cadere nel cinismo o nella sfiducia o nella disperazione; poi ancora come fede che crede le cose invisibili come più salde e sicure di quelle visibili; e anche infine come speranza che intravede il futuro e consente di camminare nell’oggi, di reggere il peso dell’oggi. La speranza ha il suo effetto sul presente consentendo la vita oggi. Dice Paolo: “Sperare quel che non vediamo, significa attenderlo con costanza” (Rm 8,25). Per patientiam expectamus. L’attesa paziente diviene persino motivo di beatitudine secondo il libro di Daniele: “Beato chi attenderà con pazienza” (Dn 12,12). …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire nelle nubi

 

La fine del mondo non è la distruzione di tutto, ma l’incontro di
noi tutti con il Figlio dell’uomo. Egli è il Signore che perdona, lo
Sposo che ci ama, il Signore del sabato: è colui che si mette
nelle nostre mani e tutto ci dona, fino a dare la vita per noi

     Mc 13,24-27       

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